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"Oltre il velo" - Una novella da "Catene di Ametista" di Enedhil

Il fragore di un tuono rotolรฒ nel silenzio della sera ed il giovane assopito al bancone rialzรฒ immediatamente la testa, il lato del volto leggermente segnato dalle pieghe che la manica dell’abito aveva lasciato. Non sapeva con precisione quando aveva abbandonato l’elegante ricamo che stava cucendo lungo il bordo dell’ampia gonna di raso per concedersi qualche momento di riposo, nรฉ quando la sua testa era finita sulle braccia piegate per la stanchezza. Ciรฒ di cui Cรญnir era certo, perรฒ, era che il buio era ormai sceso e che si trovava ancora da solo nella bottega del sarto in cui era cresciuto. Si alzรฒ nella penombra data dalle fievoli luci che provenivano dalla strada e andรฒ ad accendere le lampade prima di tornare al tavolo da lavoro per sistemare l’abito che avrebbe dovuto terminare di lรฌ a pochi giorni. La Festa dell’Amore era una ricorrenza a cui i Lainor della Cittร  sul Fiume tenevano particolarmente e, da quando aveva iniziato quel lavoro, nel periodo precedente aveva sempre avuto molte commissioni di mariti decisi a regalare sfarzosi abiti alle mogli, o uomini speranzosi di far colpo sulla fanciulla desiderata con un accessorio di intricata fattura. All'inizio non era entusiasta visto che per lui quel giorno non era mai stato altro che qualcosa da ricordare durante le lezioni che si tenevano nei Giardini Oltre La Cascata.
Dopo quasi cinque anni, tuttavia, aveva iniziato ad avvertire quel brivido di emozionante trepidazione che gli innamorati provavano all'avvicinarsi della Festa in cui veniva celebrato il loro legame.

Stava per sedersi sullo sgabello, pronto a ricominciare a ricamare, quando un nuovo tuono rimbombรฒ in lontananza, attutendo cosรฌ dei colpi alla porta d’ingresso. Il giovane corrucciรฒ il viso, incerto di ciรฒ che avesse udito, ma i suoi occhi scuri si diressero in quel punto mentre un’improvvisa agitazione lo faceva muovere per andare ad aprire. Non potevano essere clienti a quella tarda ora, e la persona che doveva essere giร  rientrata da tempo possedeva le chiavi.
Aprรฌ lentamente, sospirando quasi sollevato quando non vide nessuno. Forse era stato solo uno scherzo della mente che, in modo ricorrente, continuava a ripetergli che prima o poi qualcuno li avrebbe trovati e riportati indietro alla prigione dorata dalla quale erano fuggiti. Abbassando lo sguardo vide che si stava sbagliando: non era un Nodon mandato a cercarli ma di certo una figura misteriosa era stata lรฌ ed aveva lasciato una strana pietra semitrasparente sullo scalino d’entrata. La raccolse insieme al biglietto che si nascondeva sotto di essa e rientrรฒ nella bottega per poterlo leggere alla luce.
Solo una parola, scritta in un carattere traballante: “Ascoltala”
Un sussulto al cuore gli disegnรฒ un sorriso sulle labbra perchรฉ, immediatamente, il suo istinto gli suggerรฌ chi potesse essere l’anonimo ammiratore che gli aveva lasciato quel dono. L’unico che gli avrebbe detto di ascoltare la Terra e ciรฒ che poteva nascere da essa. Si sentรฌ uno sciocco quando avvicinรฒ la pietra all'orecchio come se fosse la cosa naturale da fare e scoppiรฒ in una mezza risata, prima di tornare al bancone e fare spazio per posare il dono su di esso. Rigirรฒ tra le dita il biglietto e si mise a fissare quel cristallo dalle mille sfaccettature e dal colore indefinito. Era in parte trasparente e all'interno si rincorrevano nuvole di fumo dalle sfumature del grigio scuro e del marrone, eppure possedeva una straordinaria e inspiegabile brillantezza da far invidia ai quarzi piรน pregiati che spesso vedeva sulle bancarelle dei venditori di pietre il giorno di mercato. Lo osservรฒ cosรฌ a lungo e con cosรฌ tanta attenzione che gli parve davvero di sentire delle parole, dei bisbigli incomprensibili che arrivavano alle sue orecchie nonostante il rumore corrente della pioggia sul tetto e contro i vetri.

L’apertura improvvisa della porta lo fece sobbalzare e sgranรฒ gli occhi in direzione dell’altro giovane appena giunto, come se fosse sorpreso della sua presenza.

«Lo so. Imperdonabile ritardo ma sono stato trattenuto!»

Cรญnir deglutรฌ, cercando di allontanare quelle strane sensazioni che lo avevano avvolto e sospirรฒ con un cenno apparentemente disinteressato delle spalle.
«Cosa c’รจ di diverso dal solito?» commentรฒ a bassa voce, fingendo poi di rimettersi a cucire. «Chi รจ stato quest’oggi il colpevole?» Sapeva che la loro nuova vita era quella: lui a confezionare splendidi abiti ricercati e il compagno fuori, a feste e ricevimenti, a farsi ammirare per la sua bravura nella danza e coi pugnali, spesso proprio con addosso i vestiti che lui stesso gli preparava. Era un lavoro di squadra, alla fine, perchรฉ piรน il danzatore si mostrava agli occhi degli esponenti della ricca casta della Cittร  sul Fiume con abiti eleganti dalle splendide lavorazioni, piรน a lui arrivavano ordinazioni e il numero di clienti cresceva, insieme alla loro possibilitร  di continuare ad essere uomini liberi.

«Ho incontrato Eiza,» iniziรฒ Duvain, intento a slacciare i bottoni argentati della casacca di velluto che indossava. I lunghi capelli castani erano racchiusi in due punti da dei lacci dello stesso azzurro dell’abito ed essi avevano impedito alla pioggia di bagnarli come invece era successo alla stoffa sulle sue spalle che ora sembrava costellata da puntini blu. «Mi ha fermato lungo la via per il Mercato. Vuole che l’accompagni ad una cena la prossima settimana.»

Cรญnir strinse di riflesso il pugno sulla gonna che teneva, cercando tuttavia di continuare a ricamare. «E tu non puoi rifiutare niente alla sorella del tuo padrone.» Una constatazione che gli provocรฒ una stretta al petto, prima della inevitabile e ovvia risposta dell’altro.

«Paga lei parte di questa bottega.»

«Ancora per poco.»

«E suo fratello non รจ il mio padrone,» continuรฒ Duvain con una evidente rassegnazione nel tono di voce per quei discorsi che avevano fatto decine di volte. «Non piรน, lo sai. Sono un uomo libero, come lo sei tu.»

«Ma corri da lui ogni volta che ti fa chiamare.» Il giovane sarto si morse la lingua appena terminรฒ di pronunciare quelle parole. Non voleva iniziare un altro litigio. Non voleva mai farlo, eppure accadeva sempre piรน spesso, quasi che insieme a loro, in quella casa, avesse preso residenza anche la gelosia che credeva di aver lasciato oltre i portoni della Corte di Nemรฎr.

«Oh, dannazione!» L’esclamazione di Duvain venne accompagnata dal gesto stizzito con cui il giovane gettรฒ la casacca sul bordo del bancone, per poi appoggiare entrambe le mani su di esso, gli occhi chiari fissi sul compagno, il quale, perรฒ, non rialzava i propri dal lavoro che stava compiendo. «Abbiamo scelta? Non posso contrariare nessuno dei due o finiremo ai Confini, senza una casa e una sola moneta, prima ancora di poterci rendere conto dell’enorme errore commesso.» Cรญnir restรฒ in silenzio, lo sguardo ancora basso e le labbra strette, ma si lasciรฒ sfuggire uno sbuffo infastidito che spinse l'altro a proseguire con parole piรน dure. «Siamo liberi adesso, 'Nir. Lo siamo piรน di quanto ci รจ mai stato permesso di essere in passato... e se dobbiamo accettare qualche compromesso, va bene cosรฌ. รˆ questa la nostra libertร . Forse non รจ esattamente come ce la siamo immaginata... forse dobbiamo ancora fare delle cose che non vorremmo, per andare avanti, ma siamo fuori da quella Corte e siamo qui. Non intendo stare ogni singola volta a litigare con te per questo.» Abbassรฒ la testa con un sospiro esausto, piegando le spalle sotto un peso invisibile, e fu allora che parve scorgere un insolito oggetto appoggiato vicino all'abito che l’altro stava adornando. «E questo?»

Il tentativo del sarto di tenere a bada le lacrime che gli pungevano sempre gli occhi quando il compagno gli ricordava l’evidenza della loro situazione si trasformรฒ in uno sforzo a non mostrare l’agitazione che l’aveva attraversato nell'istante in cui l’altro aveva notato la pietra. «รˆ un regalo... credo,» mormorรฒ, lanciandogli un’occhiata impensierita quando Duvain vide anche il biglietto e sul suo viso comparve un'espressione tesa.

«Capisco,» bisbigliรฒ aspramente quest'ultimo con un mezzo sorriso. «Forse io rimarrei senza casa, ma tu avresti sempre una modesta abitazione nei Giardini Oltre La Cascata ad attenderti, e dei campi da coltivare.»

«Smettila,» replicรฒ Cรญnir con un pesante sospiro. Anche quella era una discussione che si era ripetuta spesso in passato, attizzata dalla stessa gelosia che l’altro provava e che era solita divampare per ore, solo per spegnersi con la stessa rapiditร  con cui era esplosa. «รˆ solo un cristallo. Non so nemmeno cosa sia o che significato abbia. Magari porta solo fortuna in una casa o... non lo so, รจ di buon auspicio per l’anno appena iniziato. E non... non so nemmeno se me l’ha lasciato lui.»

Duvain rispose con il soffio di una risata prima di usare le parole. «E chi altro ti donerebbe qualcosa legato alla Natura se non lui?» Rigirรฒ il biglietto tra le dita e lo spinse poi verso il compagno con uno sguardo serio e risoluto a incupirgli i tratti delicati del volto. «Hethuin deve stare fuori da questa casa. Lui e i suoi regali non graditi. Non c’รจ niente qui per lui.»

«Come dovrebbe starci lontano anche Erdor, eppure praticamente ogni giorno il suo nome o quello di sua sorella riempiono il silenzio della mia bottega e della nostra camera da letto,» sentenziรฒ subito il giovane sarto, alzando infine gli occhi sul compagno per sostenere lo sguardo accusatorio che sentiva su di sรฉ. Non avrebbe dovuto rispondergli perchรฉ conosceva bene le sue reazioni, a volte anche ingiustificate, ma qualcosa sembrรฒ pressarlo dall'interno per venire fuori, ancora una volta.

«Questa non รจ la tua bottega!» Il danzatore alzรฒ la voce, indicando attorno a sรฉ. «รˆ la loro! Tutto ciรฒ che c’รจ qui dentro appartiene a loro e dovremo lavorare decine di anni per poterci sdebitare!»

«Noi non apparteniamo a loro!» sbottรฒ allora Cรญnir prima di abbandonare l’ago e la stoffa sul bancone e alzarsi in piedi a sua volta per fronteggiarlo. «Lo hai detto anche tu. Siamo liberi e se lo siamo, รจ anche grazie a Hethuin che ci ha aperto il portone quella notte, rischiando la sua stessa vita. Se io sono costretto a passare questa nuova esistenza con i fantasmi di loro due che mi aleggiano attorno... tu devi accettare che non avremmo mai lasciato la Corte di Nemรฎr senza il suo aiuto e quindi...» si fermรฒ per tirare un profondo respiro e le parole successive uscirono in un sussurro ma altrettanto irremovibile: «Quindi anche i suoi doni e la sua presenza potranno restare in questa casa, come coloro che la abitano e che gli devono la libertร .»

Rimase solo il silenzio tra di loro quando il sarto smise di parlare. Un silenzio pesante, reso ancor piรน insopportabile dal temporale che si stava scatenando e che, immancabilmente, ricordava ad entrambi quella lontana notte in cui avevano visto le porte sotto la Cascata richiudersi alle loro spalle.
E quelle agitate ore successive, trascorse al buio in una casa diroccata ma, per la prima volta, stretti l’uno all'altro fino alle tiepide luci dell’alba.

Duvain sbattรฉ d’improvviso i pugni sul bancone e afferrรฒ la casacca, trascinandola con sรฉ mentre si voltava per salire le scale e dirigersi al piano superiore. Il movimento brusco fece cadere sul pavimento il metro di legno e altri due strumenti di misurazione e il rumore dell’impatto fece stringere gli occhi a Cรญnir, ferito da quel suono piรน che dall'esplosione del tuono successivo che fece tremare i sottili vetri delle finestre.

*≈

«Elestial.» Fu la sola parola che Duvain pronunciรฒ dopo essere entrato nella camera da letto. Fermo, appoggiato alla porta di legno richiusa alle sue spalle, non aggiunse altro fino a quando vide il giovane, a pochi passi da lui, mettersi seduto nel grande letto che condividevano. I lunghi tendaggi trasparenti di una tenue tonalitร  di arancio, lasciati cadere lungo tutta la struttura del baldacchino, rendevano le forme di Cรญnir indefinite, tuttavia non gli serviva scorgerlo chiaramente per sapere che sul suo viso di certo era presente un'espressione infuriata e imbronciata.
«Elestial,» ripetรฉ allora, appoggiando sulla cassettiera accanto a lui il borsello di velluto nel quale aveva accuratamente messo il cristallo quella mattina, prima di lasciare di nascosto l'abitazione per dirigersi al Mercato. «รˆ il nome di questa pietra strana. Ho domandato a diversi venditori prima di trovare quello che, a prima vista, รจ riuscito a identificarla. Sembra sia particolare e ricercata perchรฉ viene associata a dei livelli spirituali molto elevati.» Abbassรฒ gli occhi su di sรฉ, le mani a tormentare il bordo della casacca scura che indossava in un mancato tentativo di nascondere il nervosismo che comunque sentiva, nonostante la sua consueta sicurezza di sรฉ. «Ha detto anche che ha il potere di proteggere chi la possiede ed รจ in grado di fare chiarezza nei pensieri. Sembra che porti a scoprire le parti piรน nascoste della propria anima e che aiuti a riconoscere quello che รจ reale, vero e... autentico.»

«Mi dispiace.»

Il sussurro che udรฌ in quel momento fece rialzare lo sguardo al danzatore, confuso.
«Per cosa?» glielo chiese senza nemmeno riflettere perchรฉ tutto si aspettava in risposta ad accezione di una scusa.

«Per aver dubitato di te,» continuรฒ Cรญnir mentre discostava le lenzuola per poter piegare le gambe sul letto; una chiara intenzione ad alzarsi che sembrรฒ interrompersi quando riprese a parlare, dopo un profondo respiro. «Ho creduto che avessi preso la pietra per gettarla via e che per farlo tu fossi fuggito furtivamente, questa mattina. Ero cosรฌ... arrabbiato con te... no.» Si fermรฒ e scosse la testa. «Con tutta questa situazione. Con quei dannati vestiti che sono parte di me ma ti portano sempre via da qui. Per le discussioni che ci allontanano. Per i momenti che passiamo separati quando dovremmo stare insieme. Per tutti i nomi che si mettono tra di noi. Ero cosรฌ arrabbiato e...»

«Che cosa hai fatto, 'Nir?» sussurrรฒ subito Duvain, inarcando un sopracciglio in attesa ma senza una reale apprensione nella voce.

«Ho strappato la giacca coi colori della primavera che avevo quasi finito per la tua esibizione del prossimo mese.»

«Tu hai...»

«E l'ho gettata ai cani del cortile in fondo alla strada.»

«Come hai potuto? รˆ semplicemente... deplorevole!» Il giovane danzatore provรฒ a non ridere, ma un singulto gli uscรฌ comunque nello scorgere il sarto che si nascondeva il volto tra le mani, come se avesse davvero compiuto un atto orribile.

«Lo so. Ma ero arrabbiato,» provรฒ a giustificarsi Cรญnir, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi dopo aver rialzato gli occhi verso l'altro. «Davvero hai cercato per tutto il Mercato qualcuno che conoscesse il significato del cristallo?»

«Sono stato anche sul punto di venderlo, un paio di volte,» ammise Duvain con una punta di ironia. «Offrivano piรน di quanto vieni pagato tu per uno di quegli abiti da signora... sono stato tentato.» Sorrise nell'intravedere l'espressione sbalordita del compagno tra i due veli nella parte inferiore del letto ed allora si staccรฒ dalla porta per avanzare lentamente. «Ma ero arrabbiato,» aggiunse poi, usando la stessa intonazione pentita dell'altro giovane.

Cรญnir parve indugiare dal parlare ancora e si dondolรฒ per qualche attimo sulle ginocchia che aveva piegato sopra al materasso, le gambe strette nei leggeri pantaloni coi lacci sull'esterno che i Maeldir dovevano indossare durante le loro giornate di apprendimento. Quegli indumenti erano le poche cose che il giovane aveva tenuto e Duvain non aveva mai compreso di preciso il motivo, considerato che ora avrebbe potuto confezionarsi tutto ciรฒ che desiderava con l'abilitร  che aveva appreso.
Avanzรฒ ancora verso il letto ed iniziรฒ a slacciarsi la casacca sotto lo sguardo dell'altro giovane che, a quel punto, si decise a domandare: «Lo sei ancora?»

«Arrabbiato? No,» ribattรฉ il danzatore con un sorrisino che si allargava sulle labbra piene. «Tu lo sei?»

«Potrei esserlo... cosรฌ tu dovresti venire qui e farti perdonare.»

La nota maliziosa nella voce del sarto fece sorridere divertito Duvain. Era sempre cosรฌ tra loro. Discutevano animatamente, passavano ore in silenzio e poi, di punto in bianco, come se niente fosse accaduto, si riavvicinavano l'uno all'altro senza portarsi alcun rancore, anche se le voci si erano alzate troppo e le parole dette erano state, talvolta, ingiuste. E finivano ad amarsi intensamente, ovunque fossero, fino a quando ogni frase pronunciata veniva spazzata via dai baci e dalla passione: nella bottega, nel magazzino coi rotoli di stoffe, nella dispensa, nel piccolo giardino esterno nascosto a tutti, non faceva differenza. Duvain, perรฒ, temeva sarebbe arrivato il momento in cui Cรญnir non avrebbe piรน allungato la mano verso di lui, dopo una lite, e il suo cuore si stringeva nell'apprensione ogni volta che la gelosia accecante che provava lo faceva parlare in quel modo incontrollato.
L'abito scivolรฒ via dalle sue spalle proprio nell'istante in cui il giovane sul letto alzรฒ un braccio nella sua direzione, le dita tese in una silenziosa richiesta di raggiungerlo, e il danzatore dimenticรฒ, ancora una volta, tutti quei timori e armeggiรฒ rapidamente coi lacci dei pantaloni per privarsi di ogni cosa inutile che indossava.
Si avvicinรฒ al letto, tuttavia aspettรฒ a scostare i tendaggi che cadevano dall'alto perchรฉ vide il compagno scivolare sulle lenzuola per mettersi inginocchiato sul bordo del materasso.
«Io appartengo a...» iniziรฒ a mormorare quando incontrรฒ i suoi occhi attraverso la stoffa trasparente, ma il sarto lo interruppe, ripetendo le stesse parole che lui gli pronunciava sempre e che erano dichiarazioni, scuse e promesse unite insieme.

«Io appartengo a te,» cominciรฒ Cรญnir, portando due dita sulle labbra dell'altro e premendo leggermente su di esse il velo color dell'alba che li divideva. «Il mio corpo รจ stretto tra le tue braccia. Il mio cuore รจ racchiuso tra le tue mani.» Fece scivolare il palmo lungo il suo collo e poi piรน giรน fino al petto, all'altezza del cuore. «E non ho vita senza il tuo respiro che accarezza il mio viso e riscalda la mia anima.»

Duvain inspirรฒ profondamente, piegando in avanti il volto per arrivare a quello del giovane, desideroso di allontanare quel tendaggio che gli faceva scorgere la bocca agognata senza dargli la possibilitร  di raggiungerla. Riuscรฌ solo a sfiorarla, percependone il calore oltre la consistenza setosa, perchรฉ essa gli sfuggรฌ, dirigendosi lungo un tragitto fatto di baci, fino ad arrivare ai pettorali su cui le sue mani stavano giร  indugiando. Sentรฌ la lingua bagnare la stoffa leggera su un capezzolo, le labbra succhiarlo e i denti tormentarlo per un tempo troppo lungo, prima di passare all'altro e lui strinse i pugni per impedirsi di strappare quel velo che li divideva e toccare il compagno.

Da quella bocca indaffarata su di lui uscรฌ una lieve risata quando Cรญnir, probabilmente, si accorse del tremore nei suoi muscoli per il contegno a cui si stava costringendo, e il danzatore si lasciรฒ sfuggire una sospirata imprecazione quando la mano del compagno si diresse subito tra le sue cosce, a stringere la carne risvegliata da quelle attenzioni. Le dita si chiusero con forza, nonostante la stoffa, la percorsero e la sfregarono con attenta dedizione fino a quando non divenne totalmente rigida e Duvain si ritrovรฒ a gemere col viso appoggiato al velo leggero, tirato davanti a sรฉ a causa dei movimenti.
Era il gioco del sarto, quello. Lui e le sue maledette stoffe a cui spesso veniva paragonato lui stesso. E non poteva negare che lo eccitasse tutta quella aspettativa di arrivare alla pelle nuda senza piรน barriere, ma dopo la discussione, tutto ciรฒ che desiderava davvero era sentire: sentire il corpo caldo dell'altro giovane contro al proprio, sentire il proprio respiro fondersi al suo, sentire quelle mani che avevano perso il delicato e curato aspetto di quelle di un Amatore ed erano divenute forti e ruvide, per via delle ore passate a tagliare e a cucire.

Un desiderio che non sarebbe stato esaudito presto, visto che Cรญnir continuรฒ a scendere su di lui con la bocca in piccoli morsi, fino ad imbattersi nella virilitร  che stava massaggiando. La ghermรฌ con le labbra, imprigionandola piรน di quanto giร  non lo fosse tra la stoffa e prese a succhiarne la punta per bagnarla mentre la mano proseguiva, imperterrita, in un lento e insistente movimento.

«Questa... รจ una punizione sufficiente per la mia reazione,» mugugnรฒ Duvain mentre rialzava entrambe le braccia per accarezzare, con la punta delle dita, la tenda morbida e liscia. Non abbastanza morbida per fargli scordare com'era toccare il corpo che vedeva oltre il velo; quel corpo ora piegato in avanti su se stesso in una posizione provocatoria e invitante, le ginocchia allargate, la schiena inarcata e i fianchi alti che gli permettevano di scorgere la curva dei glutei.
Non riuscรฌ piรน a resistere. Chiuse le mani sul tendaggio e cercรฒ di discostarlo per poter salire sul letto e Cรญnir si rialzรฒ in ginocchio all'istante, abbandonando la piacevole tortura che stava infliggendo all'amante. Non indietreggiรฒ abbastanza in fretta, tuttavia, perchรฉ il danzatore lo spinse indietro col proprio corpo e lo fece finire sul materasso, trascinando con sรฉ anche il velo che, fino a quel momento, era stato colpevole di averli divisi.

«Ah... l'hai strappata!» esclamรฒ il sarto a bocca spalancata, dalla quale uscรฌ un gemito altrettanto sorpreso quando le mani di Duvain arrivarono ai lacci dei pantaloni e, invece di impiegare il tempo necessario per slacciarli, tirarono con forza fino a lacerare il leggero strato di stoffa e liberare entrambe le gambe.

«Se lo meritava... e anche loro.»

Cรญnir scoppiรฒ a ridere ma non gli impedรฌ nessun movimento, nemmeno quando l'altro giovane lo cinse tra le braccia e lo rialzรฒ di peso fino ai cuscini, per poi affondare su di lui, tra le sue gambe aperte e nella sua bocca con il lungo e profondo bacio che si erano privati fino ad allora.
«Non puoi strappare ogni cosa!» Un finto lamento che il danzatore zittรฌ subito, premendo la bocca sulla sua fino ad assaggiare ogni singolo gemito soffocato che riuscรฌ a rubargli con le carezze, sempre piรน impazienti, lungo le sue cosce e sul sesso che sentiva premere contro al ventre, insieme al proprio.

«Tu l'hai fatto. Hai strappato la mia giacca,» sentenziรฒ allora Duvain, prima di graffiare la pelle del compagno sui fianchi, per marchiarla con dei segni che sarebbero presto svaniti. Nel farlo, scese con le labbra sul suo collo e leccรฒ quel percorso di cicatrici che tracciava il petto di Cรญnir fino all'addome. Si soffermรฒ a baciarle con dolcezza e devozione, come se la sua bocca, ogni volta, dovesse allontanare sempre un po' di piรน il pensiero della morte a cui esse erano legate. Poi tornรฒ all'altezza del suo viso, in tempo per sorridere alla risata del compagno.

«Non รจ una valida ragione... e poi non era ancora tua,» rimarcรฒ con convinzione il sarto. Arrivรฒ ai lunghi capelli dell'altro, sciolse i due lacci con cui li teneva spesso legati quando usciva e subito glieli scompigliรฒ, afferrando poi le ciocche scure tra le dita per attirarlo a sรฉ in un nuovo bacio possessivo. «Era mia. Tu sei mio,» gli mormorรฒ contro la bocca nei rapidi istanti in cui si distaccava dalla propria. «Quello che indossi dice a tutti che appartieni a me. Non sono importanti i ritardi o... le persone che incontri.» Trattenne il volto del compagno lontano dal proprio per guardarlo negli occhi intensamente, prima di aggiungere: «Finchรฉ terrai addosso i miei abiti, quando sarai con loro.»

Duvain sorrise all'improvvisa serietร  di quelle affermazioni e gli catturรฒ le mani, portandogliele ai lati della testa. Lo trattenne in quel modo, imprigionato sotto di sรฉ, gli occhi limpidi fissi in quegli specchi scuri che non si allontanavano dai suoi: quel solo sguardo fu la risposta che gli diede e che Cรญnir voleva. Uno sguardo che era sempre stato riservato solo a lui, anche quando il danzatore aveva trascorso i suoi giorni circondato da decine di ragazzi affascinanti e bellissime dame. Era consapevole che non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero discusso a causa della gelosia. Non era mai l'ultima volta. Ma quello era il momento di mettere ogni cosa da parte e di annullare tutto ciรฒ che non fosse loro due.

Il giovane dai riccioli biondi, perรฒ, sembrรฒ non riuscire a sostenere a lungo la vista del compagno cosรฌ vicino a sรฉ, quel corpo caldo e perfettamente disegnato che premeva su di lui col desiderio di lussuria ancora insoddisfatto. Presto rispose al suo sorriso con una debole risata e si mosse nel tentativo di divincolarsi, alzando i fianchi per invitarlo a continuare ciรฒ che aveva cominciato e il danzatore si trovรฒ a cedere all'implorazione dettata dal suono tenue di quella risata che cosรฌ poche volte aveva potuto ascoltare in passato.

Fu quel suono ad accompagnare la mano che Duvain intrufolรฒ nel cassetto del comodino per prendere l'ampolla d'olio profumato e preparare il corpo del sarto ad accogliere il suo. Una risata piena di ansiosa anticipazione che divenne un lungo gemito nell'istante in cui il danzatore si spinse tra i glutei dell'amante e iniziรฒ a possederlo con spinte lente e profonde. Le ginocchia di Cรญnir si rialzarono il piรน possibile quando il braccio dell'altro giovane scivolรฒ sotto la sua schiena per cingerlo e Duvain si sentรฌ avvolto completamente da lui, dai muscoli stretti che lo facevano impazzire e dalla presa salda delle sue gambe che gli impediva quasi di muoversi. Non c'era piรน alcuna timida insicurezza nelle movenze del sarto, nessun timore a concedersi qualcosa che non avrebbero dovuto condividere.
E fu un'altra risata a rimarcare quel fatto, quando Cรญnir lo fermรฒ e lo sospinse con un impeto improvviso sul lato del letto, salendogli a cavalcioni sul bacino per poi guidare ancora il sesso rigido dentro di sรฉ.
Una risata bagnata dalla passione e dal sapore speziato della lussuria, calda e incontrollabile, come quella felicitร  che Duvain riusciva a leggere sul suo viso. Ogni volta che si amavano, qualsiasi malinconica ombra su di esso svaniva, e il suo stesso cuore diveniva piรน leggero e forte nella certezza di poter affrontare ogni cosa, per poter vedere quella gioia spensierata addolcire i tratti del giovane che amava.

«Toccami...»

Ubbidรฌ a quell'ordine appena sussurrato e alzรฒ entrambe le mani ai lati del suo viso. Lo percorse con le dita, lasciando che Cรญnir gliele catturasse per succhiarle prima di proseguire e sentรฌ la presa su di esse, quando il giovane gliele sospinse con piรน decisione verso il basso, fino al ventre su cui la sua eccitazione sbatteva ad ogni movimento dei loro bacini uniti.
Non lo accontentรฒ e udรฌ il lamento di frustrazione del compagno quando gli afferrรฒ i polsi e portรฒ i loro palmi a poggiarsi gli uni sugli altri, le dita intrecciate e le braccia allargate sui lati. Il danzatore iniziรฒ a spingersi verso l'alto, affondando tra i suoi glutei con forza, in contrasto alla movenza languida che l'altro giovane stava mantenendo. Lo trattenne con le mani sotto le sue, sostenendolo in una presa salda che permetteva al sarto di cercare il proprio piacere ma alle condizioni che lui stava dettando.
E solo quando il viso di Cรญnir si corrucciรฒ in un'espressione bisognosa e supplicante, Duvain decise di dargli ogni cosa.
Gli lasciรฒ una mano per portare la propria sulla sua virilitร  che bramava di essere toccata e contrastรฒ le proprie spinte con il pugno chiuso su di essa. Sentรฌ le dita del compagno stringere le sue e abbassรฒ lo sguardo quel poco che bastava per ammirare l'essenza dell'estasi scivolare sui loro addomi contratti e costellare la pelle accaldata. Solo allora rialzรฒ gli occhi su di lui e la tinta arrossata delle guance di Cรญnir insieme alle sue labbra, umide e dischiuse dai sospiri ansimanti, bastarono per fargli perdere qualsiasi controllo di sรฉ che gli era stato insegnato a mantenere durante gli amplessi.
Si mise di scatto dritto con la schiena e attirรฒ il compagno a sรฉ, tra le braccia, mentre il suo piacere si scioglieva tra i muscoli stretti del fondoschiena che l'altro strinse ancor di piรน attorno al suo sesso.

Rimasero i respiri. Affannosi all'inizio e poi via via rallentati in una ritmata sintonia che sembrรฒ divenire la stessa per entrambi. Duvain, con le labbra premute contro il collo dell'altro giovane, morse scherzosamente la pelle delicata nell'incavo della spalla e ascoltรฒ ancora lo sbuffo di una debole risata che si trasformรฒ in un mormorio sommesso.

«Devo scendere all'alba per ricominciare a tagliare e imbastire il tuo abito»

Il danzatore sorrise e alzรฒ il mento per parlargli all'orecchio.
«Verrai con me,» gli bisbigliรฒ in quella che non aveva l'aria di essere una semplice richiesta, bensรฌ un'affermazione. «Lo dirรฒ ad Eiza durante la cena. Tu verrai con me al loro ricevimento per la Festa dell'Amore e potrai vedermi danzare coi pugnali, come desideri da tanto.»

«Dirร  di no,» commentรฒ Cรญnir con un le labbra incurvate in un broncio. «Non lo permetterร . Sono solo un sarto in fin dei conti.»

«Sei piรน di questi bei vestiti che confezioni, 'Nir,» lo contraddisse subito Duvain, alzando la testa per poterlo guardare negli occhi. «Se mi viene permesso di frequentare quelle case e sedere con quella gente facoltosa รจ grazie a te. Posso danzare con quelle lame. Posso uccidere con quelle lame. Ma niente di tutto questo vale la pena di essere vissuto se non ti ho al mio fianco.»

Dopo un lungo momento di riflessivo silenzio, il sarto accennรฒ un sorriso divertito e sospirรฒ.
«Perchรฉ sono convinto che in qualche modo riuscirai ad averla vinta?»

«Perchรฉ i miei modi sono cosรฌ ricchi di fascino che nessuno potrebbe negarmi qualcosa?»

«Sei anche ricco di superbia,» considerรฒ il giovane sarto con una risata che divenne un sospiro contro la bocca del danzatore quando questa arrivรฒ alla sua per rubargli ancora un bacio.

«Allora รจ deciso,» dichiarรฒ Duvain, ribaltando poi il compagno di lato e reclamando ancora per un po' le sue labbra prima di alzarsi con attenzione da lui e scendere dal letto. Andรฒ alla cassettiera e prese il borsello di velluto con la pietra per allungarlo poi verso l'altro. «Appartiene a te. Conservala con cura e... fammi sapere se i suoi poteri magici avranno davvero qualche effetto.»

Cรญnir gli sorrise dolcemente prima di prendere il dono ricevuto.
«Come hai detto che l'hanno chiamata?» gli chiese mentre faceva scivolare tra le mani il cristallo splendente dalle sfumature scure.

«Elestial,» ripetรฉ il danzatore, soffermandosi qualche attimo ad assaporare il suono di quella parola che gli carezzava la lingua nel pronunciarla. Forse stava giร  funzionando, perchรฉ quel regalo apparentemente indesiderato, seppur in maniera bizzarra, aveva portato lui ad ascoltarsi e a riconoscere ciรฒ che era reale e autentico... e che non avrebbe mai lasciato andare.

*≈ FINE ≈*≈


Potrete trovare Cรญnir e Duvain, insieme ad altri intriganti e misteriosi protagonisti, in "Catene di Ametista", edito da Triskell Edizioni. 
Link per l'acquisto: Triskell - Amazon


รˆ possibile seguire Enedhil su Facebook alla pagina @enedhil
L'artwork della cover, raffigurante Cรญnir e Duvain, รจ stata affidata a Ne'ha, i cui lavori si possono trovare sempre su Facebook alla pagina @nehartist





Biografia
L'avventura di Enedhil nel mondo della scrittura inizia nel 2002, poco dopo l'uscita al cinema del primo film della trilogia de Il Signore degli Anelli. 
Da sempre amante del genere fantasy, grazie a questo universo scopre una passione fino a quel momento sconosciuta e si lascia trasportare dalle parole che presto diventano una serie di fanfictions. 
Dopo alcuni anni di silenzio, questo interesse esplode nuovamente e, pur continuando a dedicarsi ai protagonisti che l'hanno fatta “rinascere”, decide di dare vita, cuore e anima a dei nuovi personaggi, scrivendo il suo primo romanzo originale m/m. 
Crede nell'amore in qualunque forma e soprattutto nella purezza e nella forza che questo sentimento puรฒ trasmettere. 
รˆ convinta che le storie che amiamo leggere e scrivere siano linfa vitale per la fantasia e ripete sempre a se stessa e agli altri che non bisogna mai smettere di sognare.

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2 Commenti

  1. Vi ringrazio anche qui per l'opportunitร  di raccontare ancora qualche momento di questi due personaggi che hanno moooolto da dire... ma hanno un'autrice crudele che li fa attendere ahahah Ora si sono presi la rivincita :P
    Grazie grazie <3

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    1. Noi rimaniamo in attesa di saperne di piรน, anche se si tratta di un'attesa febbrile perchรฉ non vediamo l'ora! ;) E io ringrazio te di cuore... รจ stato divertente ed un vero piacere! <3

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